Nightguide intervista i Googa

Nightguide intervista i Googa


I Googa, band che arriva dalla scena indie romana, presentano Lupo Mannaro, il loro nuovo singolo. Francesco Siraco, cantante della band, la definisce una “canzone scomoda, che si allontana dall'idea di un cantautorato accondiscendente e che vuole provocare molteplici reazioni, raccontandoci cosa non vorremmo diventare, ma che in parte siamo tutti: animali feroci e al tempo stesso esseri umani smarriti alla ricerca della nostra luna, nel bene o nel male, sempre e solo in branco”. Lupo Mannaro è un singolo autoprodotto ed è stato registrato, mixato e masterizzato al VDSS recording studio appena prima dell'esplosione della pandemia nel nostro paese. Oltre al brano è uscito anche il video, realizzato da Bubi visual art durante la quarantena.





Prima cosa: ho letto che Lupo Mannaro, il vostro nuovo singolo, non è “cantautorato accondiscendente”. Mi spiegate cos'è il cantautorato accondiscendente, e come mai ve ne discostate?
Quando ci siamo messi a scrivere questo brano, come molti altri, siamo partiti da un`immagine. Quella di uomo-lupo, un solitario che bloccato tra gli uomini aspetta la luna per trasformarsi e sentirsi di nuovo libero e animale. Potevamo scrivere una canzone sulla libertà, su quanto sia bello essere selvaggi e non avere freno. Cantare a squarciagola di “una vita così, senza regole” ti può far sentire pieno, soddisfatto, può esprimere un sentimento che molti di noi conoscono, un desiderio primordiale. Questo sarebbe stato un esempio di “cantautorato accondiscendente”. 
Il nostro lupo mannaro però, così come la nostra libertà, è bloccato in una forma intermedia, schiacciato dai palazzi e dall`immensità delle cose del mondo degli uomini e allo stesso tempo non più capace di seguire i suoi istinti primordiali, smarriti dietro una luna che “sembra perdersi tra le nuvole”. La nostra musica vuole mettersi in crisi da sola. 


In Lupo Mannaro descrivete gli esseri umani come animali sociali, come direbbe Giorgio Gaber. Sempre e solo in branco. Il muoversi in branco mi ha sempre dato l'idea della morte della personalità, in un certo senso: cosa significa, però, secondo voi?
Il mito della personalità è qualcosa che un po` tentiamo di respingere. Noi Googa ci siamo sempre definiti una tribù, dietro c`è l`idea che tutto questo continuo cercare di affermarsi come individui distinti e unici porti con sé un desiderio di sopraffazione. Il branco in Lupo Mannaro ha un doppio valore: è il branco che ci opprime, la società in cui viviamo, ma è anche il branco che ci libera, quello che scegliamo e in cui la nostra personalità può esprimersi senza dover competere con le altre, consapevole dei suoi punti di forza così come delle sue debolezze.   


Torniamo indietro: il nome Googa è nato per gioco fra di voi. Non so perchè ma mi fa venire in mente Crash Bandicoot, quindi vi prego, ho bisogno di sapere da dove viene fuori. 
È nato praticamente per errore. Stavamo andando ad esibirci live per la prima volta in assoluto, all`open mic di Spaghetti Unplugged a Roma. Ci serviva un nome e, nel viaggio in macchina per arrivare a Roma, sono uscite fuori le ipotesi più assurde, tra cui anche Googa (esiste un alieno “googa” nominato da un Barack Obama animato in Rick&Morty). Ce lo siamo tenuto, un po` perché ci piaceva il suono, un po` perché ogni volta possiamo trovare una spiegazione diversa del motivo per cui ci chiamiamo così.


Avete concluso le registrazioni appena in tempo per l'esplosione del Coronavirus in Italia, e il vostro video è stato creato proprio durante la quarantena. Come vive la quarantena una band, che per natura dovrebbe stare sui palchi, in un momento in cui I palchi sono del tutto inaccessibili?
Superati i primi giorni di continue videochiamate e momenti di sconforto tutto sommato bene. Questa situazione ci ha cambiato rapidamente tutti i piani, facendoci perdere anche qualche serata che aspettavamo da tanto, perciò ci siamo dovuti inventare qualcosa da fare. Visto che non potevamo fare pratica, ci siamo dati alla teoria. Stiamo provando a sfruttare questa condizione per migliorarci e migliorare la nostra musica. 


Dicevamo del video: sviluppato durante la quarantena e con un'ambientazione post apocalittica. So che l'idea vi girava in testa già da prima, ma da dove è nata? E credete che questo obbligo di stare chiusi in casa abbia stimolato la creatività oltre che a farci uscire tutti di testa?
Avevamo in mente qualcosa del genere ma con delle riprese reali. Volevamo rappresentare quest`idea di branco, o di tribù, che ci girava in testa da tanto. Grazie alle grafiche di Bubi Visual Art questo è stato possibile, nonostante la quarantena. 
Se l`obbligo di stare in casa ha stimolato la creatività? Più che altro per molti artisti è stata l`occasione di passare molto tempo con sé stessi e magari qualcuno ha trovato qualcosa che non sapeva neanche di cercare.


Guardiamo al futuro? Il primo posto dove vorreste suonare appena potrete farlo?
In un grande prato, con un milione di persone che suonano cose diverse contemporaneamente.

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